Formazione

Susanna Tamaro e i mali della scuola

Per l'autrice triestina, la scuola è malata e dovrebbe tornare a educare

Per l’autrice triestina Susanna Tamaro, la scuola è malata e dovrebbe tornare a educare, cosa che sempre più spesso non riesce a fare. Nel suo ultimo libro «Alzare lo sguardo» la Tamaro dialoga in forma epistolare con un insegnante e mette sotto accusa il sistema formativo. Susanna Tamaro si diplomò all’istituto magistrale proprio, come afferma lei stessa, per evitare ai propri allievi le sofferenze patite sulla sua pelle da bambina. La scrittrice che in seguito non fece mai l’insegnante, in quanto non passò l’esame di abilitazione a causa di un diverbio con i membri della commissione, da sempre è critica con il mondo della scuola.

Uno dei mali di cui soffre, per la Tamaro, è una forma di ipocrisia collettiva. L’attenzione verso il bambino o l’adolescente è spesso solo apparente. Classificazioni come quelle in cui rientra chi soffre di discalculia, dislessia, disortografia, disprassia o disgrafia, sono spesso solo definizioni alle quali non corrisponde assolutamente uno sforzo per fargli superare gli ostacoli che si trova davanti. Non si stimola l’allievo, non gli viene insegnato il sacrificio necessario per raggiungere l’obiettivo. Il sistema scolastico sempre di più è costruito in modo da eliminare le difficoltà, in modo che alla fine siano tutti promossi. In questo modo non si fa altro che rimandare problemi, tensioni, ostacoli, che arriveranno dopo la scuola, ma per affrontare i quali mancherà un’adeguata preparazione.

Se c’è insomma un certo buonismo, se così vogliamo definirlo, nella scuola, non ci sarà anche nel mondo del lavoro o comunque nella società, che spesso schiaccia, umilia e annienta chi non sa conformarsi o raggiungere determinati standard. Buffo, ma anche piuttosto drammatico, è poi il catalogo degli svarioni raccolti dall’autrice nelle scuole italiane, di vario ordine e grado. Dopo aver sostenuto un brillante esame in storia romana, una studentessa dell’università, alla domanda se sapesse in quale Paese si trovasse oggi la città di Cartagine, rispose in Sudafrica. Pochissimi studenti in una classe delle medie inferiori sapevano quanti anni ci vogliono per arrivare a un secolo. Questi esempi dimostrano per l’autrice a cosa porta una scuola che ha progressivamente ridotto gli insegnamenti di geografia e di storia.

L’etimologia di educare è e-ducere, ovvero portare fuori, in modo da essere messi in condizione di alzare lo sguardo. In questo la scuola oggi, sempre più spesso per la Tamaro tradisce il suo ruolo educativo, che manco a dirlo dovrebbe essere assolutamente primario.

Lorenzo

Laureato in Beni Culturali, appassionato di scrittura e web, interessato alle tematiche della formazione.

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