Il bullismo tra i banchi di scuola è un fenomeno veramente preoccupante, ma non sempre facile da individuare tempestivamente per genitori e formatori.
Per prima cosa è senza dubbio utile imparare a conoscere meglio il fenomeno. Il termine bullismo deriva dall’inglese “bullying” e viene usato per definire l’ormai ben noto fenomeno delle prepotenze tra pari in un contesto di gruppo. La scuola è un contesto classico nel quale il bullismo può verificarsi, con conseguenze spesso anche gravi, vista la giovane età e quindi la fragilità emotiva dei soggetti coinvolti.
In linea generale sono identificabili diverse tipologie di bullismo o più in generale di comportamento aggressivo: la violenza o aggressività fisica, quella verbale e quella relazionale, caratterizzata spesso da vera e propria violenza psicologica, che passa per pratiche di esclusione o diffamatorie.
Al primo segnale di cambiamento nel comportamento di un ragazzo che si sospetta possa essere vittima di bullismo o magari un bullo, è sempre bene intervenire, cercando in primis il supporto degli insegnanti. Questo però potrebbe non bastare, potrebbe quindi essere d’aiuto anche rivolgersi ad un investigatore privato, che potrà raccogliere informazioni e all’occorrenza prove operando nel pieno rispetto della legge e tutelando la privacy dei vari soggetti coinvolti. Muoversi con cautela è essenziale per non minare il rapporto di fiducia tra famiglie e ragazzi, per questo un professionista, che sappia indagare con efficacia, ma al contempo con la massima discrezione, può rivelarsi la scelta migliore per dei genitori preoccupati.
In genere per un genitore cogliere dei segnali che possono far sospettare che il proprio figlio sia vittima di bullismo non è estremamente complesso. Le ragazze vittime di bullismo tendono spesso a reagire con tristezza e in alcuni casi con depressione, i soggetti di genere maschile invece possono più spesso reagire con rabbia, mostrandosi più aggressivi del solito.
Le statistiche ci insegnano poi che le ragazze più facilmente denunciano le prepotenze subite e in alcuni casi intervengono anche per limitare o segnalare casi di bullismo ai danni di altri. I maschi più spesso adottano invece un comportamento omertoso o addirittura complice. Queste dinamiche si spiegano con la paura di essere esclusi dal gruppo.
Molte in ogni caso sono le differenze di comportamento in base all’età delle vittime. Differenze tra i generi sono meno evidenti nei primi anni di scuola, ma si acutizzano con il passare del tempo, diventando emblematiche in particolare durante il periodo adolescenziale.
Spesso un cambiamento nel comportamento di un ragazzo è un segnale che è vittima di bullismo, ma potrebbe avere anche molte altre differenti cause. Un dialogo aperto con i ragazzi è fondamentale, ma non sempre basterà per capire se è opportuno un intervento da parte delle famiglie o della scuola. Affidarsi ad un investigatore privato può essere una valida soluzione per gestire in modo serio un problema che non va mai sottovalutato.